A me non è mai capitato. Cioè, uno guarda Andreotti e d'Alema, Cossiga e qualche altro residuato bellico, oppure i visi sconfortanti e lombrosiani di Gasparri e Capezzone, di Bondi e Diliberto, della Binetti e del ciccobello Rutelli, di quella ruggine di Ferrero e di quel mezzoprete di Buttiglione, o di Formigoni per non parlare di Ronchi o Zaia, Calderoli o Bossi, che sarebbe come sparare sulla crocerossa; uno li guarda, e niente. Guardando loro, a me non è mai capitato. Nessuno di loro mi ha liberato una scintilla, la voglia d'immaginarmi una Vita dietro una faccia al potere.
A noi StupidiScimmiotti, così attaccati all'umana quotidianità, spesso però viene voglia di immaginarceli; solo che non ci riusciamo, e se ci riusciamo a immaginarceli, se ci spingiamo così in là, spesse volte l'immagine ci fa ribrezzo, ci ripugna o - come minimo - non ci appartiene. Perché il potere, il potere italiano, il potere che quella classe i cui difformi rappresentanti ho elencato sommariamente pocanzi (si può scrivere anche così!), per me ha sempre avuto e temo avrà un volto disumano, lontano, una maschera che non appartiene alle giornate di tutti noi. Ma dai: immaginiamoci Berluscò nella sua villa, bandana o meno, con la diciottenne che lo chiama papi e con la rossa del grande fratello per mano, oppure Schifani intrattenersi insieme a quell'anguilla di Frattini mentre mangiano un cannolone siciliano (ma mettiamoci ogni potente, anche estraneo alla politica: Geronzi, Moratti, Agnelli...). Uno di loro, per quanto integerrimo mai possa essere, NON esprime alcun alito di vita. Che poi qui non si sta parlando di eticità, rappresentatività, e cose serie così. Qui noi parliamo di qualcosa di più umano. Qui parliamo di SPIRITUS. Di alito di vita. E, appunto, nessuno di loro ci mette voglia di vivere, non ci trasmette la voglia che, spesso, anche noi abbiamo provato, benché in altre e più minime situazioni.
Da qualche giorno, invece, girano suoi quotidiani on line le foto dei primi cento giorni di Obama; ci sono un sacco di backstage e lui, l'uomo con più potere al di là dell'oceano (e messo bene anche a livello internazionale), nel volto, nel linguaggio del corpo ha qualcosa che io non avevo mai visto prima. Non è qualcosa di così eccezionale, badate bene, però è eccezionale trovarlo lì, in lui che attraversa quelle stanze del potere. Si tratta della gioia di vivere. La sua gioia di vivere. La sua voglia di fare. La responsabilità che lo preoccupata. Non è possibile non riconoscerla; la si deve riconoscere anche se si è tra i suoi detrattori, anche se non si crede che lui soltanto possa redimere il sistema occidentale - Occhidentale (che guarda) vien da dire, e qui trova qualcosa da guardare.
Ecco, per la prima volta, con Obama ho scoperto che il potere può avere un volto umano. E un volto bello, piacevole, persino dolce, quotidiano. Certo, pure Napolitano mi dà un po' quella sensazione: me lo immagino stanco la sera, che si succhia una pastina in brodo in compagnia della signora Clio, però l'affetto che provo nell'immaginare lui è quello che proverei per un nonno - con tutto il rispetto, per mio nonno e per Napolitano-il-mio-caro-presidente. Ciò che mi ispira e mi trasmette Obama, invece, è voglia di vivere, dolcezza, genuinità - che per me è il primo sintomo di verità. L'ottimismo che riempie le bocche dei nostri settantenni al potere, io lo VEDO in Obama - mica lo sento e basta, perché si ferma allo status di parola nell'aria, l'ottimismo italiano.
Trasmettere quell'ottimismo, io credo, è già una bella conquista, in cento giorni. Qui da noi, invece, qualcuno con quella faccia deve ancora nascere: o meglio, ne saranno nati a migliaia ma prima di giungere a quelle stanze del potere, avranno sicuramente già fatto una brutta fine.
Mi congedo confessandovi che volevo farlo, ma che ve l'ho risparmiato, autocensurandomi:
Sappiate però che avrei potuto farvi un bel collage dei nostri più eminenti rappresentanti del potere, giusto una carrellata di facce, per farvi capire meglio la questione.